Quando la Sarca fa paura

I ponti sul Sarca e i suoi affluenti, altri punti nevralgici, le briglie e sistemi di protezione trasversali (i zambai), le opere di difesa longitudinali - la rosta di Carisolo
Data:

16/06/2025

Descrizione

Alunni e docenti della classe 2B della SSPG Pinzolo, anno scolastico 2024-25 

La Sarca, se da un lato è stata storicamente una risorsa fondamentale per le comunità della Val Rendena, dall'altro ha rappresentato una costante minaccia, manifestandosi con piene e alluvioni che hanno messo a dura prova infrastrutture e territorio. 

La furia delle acque ha ripetutamente colpito ponti, vitali collegamenti tra le sponde e tra le diverse località della valle, e altri punti nevralgici lungo il corso del fiume, zone particolarmente esposte al rischio di esondazioni e danni. 

Per contrastare la forza distruttiva della Sarca, nel tempo sono state realizzate diverse opere di difesa. Tra queste spiccano le briglie, chiamate in dialetto i zambai, strutture trasversali al corso d'acqua volte a frenarne l'impeto e a ridurre il trasporto di detriti. Lungo le sponde, invece, sono state costruite le roste o argini, opere longitudinali con la funzione di proteggere i paesi, i campi coltivati e le strade dalle esondazioni del fiume.

Mappa dei pericoli dell’acqua

 

I ponti sul Sarca e i suoi affluenti

Marco Collini racconta dei ponti presenti lungo il Sarca

Ponte di San Rocco

Il ponte di San Rocco si trova nella parte meridionale di Carisolo, vicino al parco fluviale.

Grazie al Ponte di San Rocco, Carisolo è in comunicazione con il resto della Val Rendena.

Viste le numerose inondazioni, nessun comune volle pagare le ristrutturazioni del Ponte di San Rocco, quindi nel 1751 Carisolo divenne proprietario di esso ma le manutenzioni vennero finanziate anche da altri paesi con contributi stabiliti in base all’uso del ponte da parte delle diverse comunità, come deciso con l’accordo del 1753, che vide coinvolti i paesi di Pinzolo, Balbino, Strembo, Mortaso, Giustino e Massimeno. Nel 1884 il Ponte di San Rocco crollò e Pinzolo lo ricostruì a spese sue. Nel 1886 venne travolto nuovamente e così lo sostituirono con ponticelli provvisori e lo stesso accadde nel 1887. Nel 1980 sul Trentino occidentale, soprattutto a Carisolo, si abbatterono delle violentissime piogge che causarono la rovina di strade in montagna e frane molto pericolose. Nei giorni 16-18 ottobre ci fu il crollo del Ponte a causa della quantità eccessiva di  detriti  trasportati dal fiume Sarca in piena. Alla fine dell’inondazione il ponte fu ricostruito in due anni in calcestruzzo, nel frattempo sostituito da una passerella per ripristinare i collegamenti.

Valentino Cunaccia parla dei crolli più recenti del Ponte di San Rocco

Ponte di San Nicolò

Il Ponte di San Nicolò serve a collegare Carisolo alla parte settentrionale di Pinzolo. Sul ponte venne costruita una passerella pedonale. Però, a causa delle numerose inondazioni ed eventi meteorologici il ponte si è deteriorato, ad esempio il ferro si è ossidato e il cemento si è crepato. Le principali alluvioni si sono verificate negli anni 1960, 1965, 1966 e 1987. Nel 1980 il ponte di San Nicolò a differenza del ponte di San Rocco non crollò ma il rischio fu molto alto perché fu sormontato dall’acqua per uno spessore di 30 cm.

Valentino Cunaccia racconta del Ponte di San Rocco e del Ponte di San Nicolò

Ponte di Pimont

Il ponte sul Sarca di Nambrone, situato in località Pimont Basso, è stato costruito tra il 1931 e il 1932 e realizzato con materiali molto resistenti, ovvero granito e cemento. Ha resistito a molte alluvioni, come quelle del 1960 e 1966. Quella del 1960 ha provocato molti danni, distruggendo una piscicoltura situata a valle. Nonostante la forza dell’acqua abbia trasportato molti materiali pesanti come tronchi e massi, il ponte è riuscito a resistere. In quella del 1966, gli abbondanti detriti arrivarono a sfiorare le abitazioni ma fortunatamente non ci furono ingenti danni. Per la costruzione del ponte sono stati usati i sassi che nel passato formavano una piccola diga ed impedivano il passaggio dell’acqua. Il ponte è stato allargato nel 2024, perché era stretto e per questo causa di incidenti.

Gino Bonapace racconta il Ponte di Pimont

Ponte Pimont località Pimont Basso

Ponte dell’Antica Vetreria

All’ingresso della Val Genova, vicino al fiume Sarca, è situata una fabbrica di cristalli che  per produrre il vetro, sfrutta la forza motrice dell’acqua. Vicino alla fabbrica si trova un ponte attraversato da una ciclabile che collega l’antica vetreria ai sentieri della Val Genova. Questo ponte è stato costruito all’inizio  per portare il bestiame al pascolo dall’altra parte del fiume e successivamente venne usato per continuare il percorso della pista ciclabile. A causa delle varie alluvioni, il ponte subì diverse modifiche. Il 20 settembre del 1999 l’acqua travolse il ponte che venne inondato dalla Sarca della Val Genova, provocando gravi disastri. Questa inondazione, dovuta a un insolito innalzamento delle temperature,  causò  gravi danni alla sponda destra  del fiume. L’alluvione raggiunse il suo culmine verso le ore 17. Ad un anno di distanza, piogge brevi ma intense, produssero alcune frane che colpirono soprattutto la Val Genova e la Val di Borzago. Un’altra alluvione più lontana nel tempo che colpì  tragicamente la Val Genova, avvenne il  17 settembre del 1960 ed è considerata come una delle più tragiche del Trentino. Così una pagina del giornale Il Trentino descrive  quell’evento “Due morti, cinque ponti completamente distrutti, case travolte dalla furia dell’acqua o allagate fino ai primi piani”. La catastrofe distrusse anche il ponte in località Vetreria. Dopo quest’evento il ponte è stato ricostruito e reso agibile.

Ponte all’antica vetreria

Valentino Cunaccia parla del ponte dell’Antica Vetreria

Ponte Magnabò

Il ponte Magnabò è uno dei ben 110 ponti lungo tutto il corso della Sarca. É stato costruito agli inizi degli anni 50 per portare al pascolo il bestiame ma nel 1961 venne abbattuto da un’alluvione. Solo 10 anni dopo fu ripristinato per l’inaugurazione del ristorante Magnabó, ma venne distrutto nuovamente nel 1983 da una tempesta.  Infine ricreato in cemento per l'ultima volta, non ha più ceduto fino all’ottobre del 2018, quando è stato nuovamente travolto dalla tempesta Vaia ed è stato quasi completamente abbattuto. Sotto di esso, in inverno, viene battuta una pista da fondo.

Ponte di Magnabò

Passerella in legno della Pineta

Usare questa passerella durante forti piogge e alluvioni è un grande pericolo; anche se situata in alto rispetto al corso d’acqua, potrebbe essere distrutta  dai detriti che scorrono velocemente trasportati dal torrente. Gli argini del torrente sono stati allargati  per non farlo esondare e per evitare che la piena porti via i ponti come quello della Pineta di Pinzolo.

Valentino Cunaccia racconta la storia della passarella in legno della Pineta di Pinzolo

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Altri punti nevralgici

Confluenza Sarca di Nambrone e Sarca di Campiglio     

Il fiume Sarca di Nambrone nasce nel Gruppo della Presanella, a poca distanza dal rifugio Segantini. Le acque della Sarca di Campiglio nascono presso il lago Gelato, sopra il lago Serodoli, passano da Madonna di Campiglio e proseguono verso il paese di Sant’Antonio di Mavignola.

La loro confluenza, stabilisce l’inizio del vero e proprio torrente Sarca che poi sfocia nel Lago di Garda.

La Sarca di Campiglio si unisce con la Sarca di Nambrone in  località Ponte Canale, circa 200 m a valle del ponte. Nel punto di confluenza delle acque della Sarca di Nambrone e Sarca di Campiglio è presente un argine di protezione delle sponde.

Gino Bonapace racconta della confluenza del Sarca di Campiglio e del Sarca di Nambrone

Confluenza Sarca Campiglio-Nambrone

Confluenza Sarca Val Genova e Sarca Campiglio

In corrispondenza della confluenza del Sarca Val Genova e Sarca Campiglio sono stati costruiti degli argini e una traversa a causa delle frequenti alluvioni che in passato hanno provocato inondazioni in paese.

Ruine di Bergam

Le Ruine di Bergam sono una  area franosa sulla sponda sinistra della Sarca, sotto il paese di Sant’Antonio di Mavignola. I materiali detritici che scendono da quest’area in diversi casi negli anni passati hanno riempito il piazzale della Tulot.

Nell’immagine si vede una briglia che ha la funzione di sostenere l’argine e evitare che l’acqua scavi la sponda.

Valentino Cunaccia racconta cosa sono le Ruine del Bergam

Marco Collini racconta cosa si intende per Ruina

Marco Collini racconta cosa sono le Ruine di Bergam, l’origine del nome e le opere di difesa

 

Ruine di Bergam

Planimetria delle Ruine del Bergam con opere di protezione trasversale a monte e valle, su mappa catastale austriaca del 1891. Fotografia fornita dal Servizio Bacini della Provincia Autonoma di Trento.

 

Le briglie e sistemi di protezione trasversali (i zambai)

Briglia selettiva i Cròz

Circa 1 km a monte di  Carisolo, sulla strada che porta a Mavignola c’era un canale che durante le precipitazioni più intense portava fango e altri materiali detritici. Nel 2006 hanno costruito una briglia selettiva in granito che fermasse i materiali trasportati prima che raggiungessero la statale di Madonna di Campiglio. A monte della briglia c’è una piazza di deposito dei detriti che ha un volume di circa 513 m³. 

Gino Bonapace racconta della briglia selettiva ai Croz

La Briglia Selettiva i Cròz

Briglia skiroll

Questa briglia è stata costruita nel 2023 a protezione della pista ciclabile perché in precedenza  si erano verificate colate di detriti, che avevano interessato la pista.

Normalmente nel ruscello non c’è acqua, ma durante piogge molto intense si sviluppano delle colate di detriti.

A monte della briglia c’è uno spazio di accumulo con un volume di 1800 m3, per raccogliere i detriti trasportati dal fango. 

La briglia è realizzata con sassi di vario tipo trovati nelle vicinanze e una quantità considerevole di cemento.

Nel punto in cui si incrocia con la ciclabile è stata decorata con ornamenti di ferro disposti a rastrello.

Briglia sul Rio Flanginech

Un punto critico di Giustino dal punto di vista idrogeologico è la rotonda della piazza, lungo il Rio Flanginech. Molti anni fa presso il Maruca’c (località sopra Giustino) crollò un ponte e l’acqua trasportò a valle tutti i detriti  (tronchi, rami, sassi)  che accumulandosi crearono una diga naturale.  L’acqua raccolta a monte della diga, esercitò un’elevata pressione sul materiale accatastato, che cedette, scese fino in paese e travolse un ponte e la rotonda distruggendoli. Due ragazzi, uno di tredici e l’altro di dieci anni, rischiarono la vita perché sostarono sul ponte incuriositi dal fenomeno. In quel punto ora hanno costruito una briglia con dei sostegni di ferro incastrati tra di loro per fermare gli eventuali grandi massi o alberi che la piena trasporta a valle. Più a valle ci sono soglie che riducono la pendenza per rallentare l’acqua e i detriti. L’attraversamento dell’acqua in paese avviene attraverso un nuovo cunettone, cioè un canale con sponde in pietra e cemento, che impedisce ai materiali trasportati di accumularsi.

Planimetrie per la costruzione delle briglie dei Maruca’c nelle mappe catastali austriache del 1895. Fotografia fornita dal Servizio Bacini della Provincia Autonoma di Trento. 

Cunettone del rio Flanginech fine negli anni ‘70. Fotografia fornita dal Servizio Bacini della Provincia Autonoma di Trento.

Briglie sulla Val

Sulla Val (località sopra Giustino) furono costruite delle briglie per bloccare i detriti che scendevano dalle montagne e per evitare, come già successo in passato, che massi, tronchi  ed altri materiali possano formare piccole dighe per poi causare l’esondazione del fiume e portare il materiale d’accumulo in strada, nei campi o addirittura nelle cantine delle abitazioni.

Briglia sul Rio la Val

Un altro punto critico è la località Degri, dove nella primavera del 2024, a causa di un’alluvione, l’acqua esondò e fece franare la strada portando tutto il materiale a valle. Dopo l’accaduto, fu costruito un ponticello fortificato con una rete d’acciaio ed  un muretto  di protezione di roccia e cemento per evitare che nel caso di accumulo di detriti a monte, l’acqua  potesse scendere all’improvviso trasportando i detriti e danneggiando la strada. 

Le opere di difesa longitudinali. La rosta di Carisolo

Rosta è il termine dialettale usato per indicare l’argine. E’ una delle prime opere adibite a proteggere i campi coltivati e il paese dall’esondazione del torrente Sarca. In origine veniva realizzata ammucchiando grandi pietre e solo molti secoli più tardi si iniziarono ad utilizzare grossi sassi lavorati e scolpiti con precisione. Nel 1503 le comunità di Pinzolo e Carisolo si dovettero accordare per il progetto della costruzione di argini. Questo progetto era davvero urgente, perché quell’anno il torrente Sarca, avendo aumentato notevolmente la sua portata in seguito a forti piogge, ruppe gli argini e allagò le campagne vicine al torrente. Questo fatto viene raccontato in una pergamena che è conservata a Pinzolo. Il 27 marzo del 1594 Pinzolo e Baldino proibirono a Carisolo di costruire nuove roste. Successivamente ci furono delle terribili inondazioni durante le quali il torrente Sarca cambiò il suo corso causando gravi danni sia a Carisolo che a Pinzolo. Dopo varie discussioni, Pinzolo autorizzò Carisolo a ricostruire dei sistemi di difesa contro le alluvioni. Oggi siamo arrivati ad avere addirittura 2 roste in paese, una di recente costruzione, perché l’argine interno è stato volontariamente abbassato affinché l'acqua durante le piene si riversi dolcemente sul parco adiacente evitando di creare correnti forti e pericolose.

La rosta di Carisolo

Valentino Cunaccia racconta la storia della rosta realizzata a partire dagli anni ‘30

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Ultimo aggiornamento: 21/07/2025 16:17

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