Descrizione
Alunni e docenti della classe 2A della SSPG Pinzolo, anno scolastico 2024-25
Ciao, mi presento, mi chiamo Sarca. Sono un corso d’acqua e nasco dall’unione di tre rami: Sarca di Nambrone, Sarca di Genova e Sarca di Campiglio. Essi hanno origine nel ghiacciaio dell’Adamello e confluiscono a Carisolo.
Il mio nome grammaticalmente corretto è con l’articolo il “il Sarca” (così mi chiamano a Riva e ad Arco), ma nelle zone di Pinzolo mi chiamano con l'articolo la “la Sarca”. In fondo non importa come sia grammaticalmente corretto, ma come mi chiama la gente del posto.
Il nome Sarca ha origini molto antiche, probabilmente preromane o celtiche. Anche se l’etimologia non è del tutto certa, si ritiene che possa derivare da una radice indoeuropea legata all’acqua, al fluire o al movimento, caratteristiche tipiche di un fiume di montagna. In epoca romana il mio nome potrebbe essere stato adattato ai termini usati dalle popolazioni locali, come i Reti, che avevano colonizzato le Alpi prima della romanizzazione.
Numerosi toponimi della zona, come Sarche o Ponte Arche, conservano ancora oggi il mio bellissimo nome a testimonianza della mia importanza storica e geografica per il territorio del Trentino.
Senza di me gli abitanti, il bestiame e molti animali selvatici non sarebbero riusciti a svilupparsi e crescere.
Talvolta mi hanno incanalato nelle “ruge” (in italiano roggia) cioè in canali artificiali, per portare le acque dal mio letto all’interno dei paesi, dove venivano usate per dissetare gli animali e veniva sfruttata la mia forza motrice prima dell’arrivo dell’energia elettrica. A Carisolo e a Pinzolo c’erano due “ruge” per dare “energia” alle falegnamerie, alle fusine e ai mulini. Ora alimento centrali idroelettriche e bacini per l’innevamento artificiale, inoltre fornisco acqua minerale agli alberghi.
Nasco impetuosa. Scorro sul fondovalle della Val Rendena, valle fluviale a V. Sono lunga 80 Km circa. Lungo il mio corso ho formato con le mie erosioni la Forra del Limarò che potete ammirare tra Ponte Arche e Sarche.
Per non farmi uscire dal letto hanno costruito sui miei lati le ”roste”, degli argini in massi ciclopici capaci di contenere le mie acque.
Per ridurre le velocità delle mie acque mi hanno imbrigliato con dei salti chiamati “zambai”. Per trattenere il materiale che trasporto durante le piene mie e dei miei affluenti hanno iniziato a costruire delle briglie con una fessura al centro e una grande piazza di deposito alle spalle.
Passo sopra molti ponti, 110 circa, alcuni più antichi, alcuni più recenti. Vi devo confessare che quelli che resistono di più alla furia delle mie acque sono quelli vecchi. Qualche famoso ponte che mi attraversa sono il Ponte dei Servi, alto circa 100 m e costruito attorno al 1955/56 poco a valle di Ponte Arche, il ponte Balandin, poco più avanti, un ponte ad arco romano del 1845, il ponte ad arco romano di Ceniga e ad Arco il ponte fatto costruire dai conti di Arco nel 1500. Ho “portato via” molti ponti con la mia forza: il ponte San Rocco tra Carisolo e Pinzolo negli anni 60, il ponte di Spiazzo nel 1973 e anche il ponte delle Sarche.
Il mio corso finisce dopo la mia lunga corsa a Torbole, dove mi immetto nel lago di Garda.
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La Sarca un torrente di vita:
Gli antichi usi dell'acqua
Gli anni dell’epopea idroelettrica
Gli attuali usi dell’acqua
Quando la Sarca fa paura
Il corso del fiume Sarca
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